Vivere il lutto per la perdita di una persona cara oppure prepararsi a dire addio a causa di una grave malattia è difficile per tutti, ma ci sono diversi modi di attraversare il dolore, a seconda del carattere di ciascuno.

In particolare le persone introverse vivono il lutto in modo diverso dagli altri e può essere difficile per loro farsi capire perché, pur sperimentando una pena simile a quella dei loro familiari, hanno un approccio diverso e un differente modo di comunicare.

Secondo gli psicologi, il processo di elaborazione del lutto per un introverso è differente  e sotto certi aspetti più difficile, per quattro ragioni principali:

  • l’introverso tende a creare pochissime (ma profonde) connessioni con gli altri. Ha pochi legami, ma molto profondi. Quando una di queste persone viene a mancare, quindi, la perdita è molto dolorosa;
  • ha una rete sociale più piccola. Si circonda di solito di poche persone e tende a non avere una grande rete sociale. Quindi le persone a cui può chiedere supporto o con cui può parlare sono poche e questo potrebbe prolungare o intensificare il dolore;
  • tende a essere molto riservato. Anche quando si trova nella sua rete sociale spesso ha difficoltà a condividere i suoi pensieri, soprattutto quelli più penosi. Perciò può avere la sensazione di dover affrontare il dolore da solo, rendendo il viaggio attraverso il lutto più lungo;
  • tende a pensare troppo e andare in “overthinking”. Gli introversi spesso tendono a decifrare i propri sentimenti nella mente, rimuginando su quello che è successo e provando senso di colpa per la morte della persona cara. In questo modo il dolore viene spesso amplificato.

Una persona introversa, insomma, spesso è abituata a risolvere i problemi da sola, senza chiedere aiuto a nessuno, quindi spesso si comporta nello stesso modo quando vive una perdita. Potrebbe avere difficoltà a chiedere aiuto e allontanarsi ancora di più da tutti.

Allo stesso tempo, la sua forza interiore è spesso la sua risorsa più grande. Il viaggio attraverso il lutto è più lungo e a volte più penoso di quello di una persona estroversa, ma molti introversi sono in grado di trovare da soli una via attraverso il dolore

Spesso infatti chi ha questo carattere possiede un mondo interiore molto ricco che però non si vede dall’esterno. Vive nella sua testa e sperimenta sentimenti e pensieri molto profondi ed è in grado di elaborare i momenti più duri concentrandosi sui suoi stati d’animo e sensazioni.

Questo approccio si scontra con la mentalità comune che porta a credere che una persona a lutto debba “distrarsi”, “svagarsi”, “reagire” e in generale cercare di non pensare a quello che è successo. Per gli introversi vale proprio il contrario, pensare è la loro via d’uscita, l’unica che permette di alleggerire la pena che provano, anche se per riuscirci devono attraversare le zone più buie della propria mente. La solitudine è spesso la chiave di questo processo.

Anche durante i funerali, le persone introverse di solito cercano di sfuggire alla folla di persone che si preoccupano per loro, che vogliono porgere le loro condoglianze, abbracciarle e consolarle. Questo non significa che non siano grati per l’affetto che gli altri dimostrano, ma hanno l’impulso di fuggire dalle troppe attenzioni, anche se arrivano nel momento del bisogno.

Se sei una persona introversa è normale provare voglia di scappare e cercare la solitudine. Probabilmente ti senti maggiormente in grado di vivere la tua pena da solo e non sai come gestire il dolore degli altri. Voglio dirti che va benissimo così, non c’è una regola che ti obbliga a partecipare alle occasioni sociali che seguono sempre un lutto.

Se senti il bisogno di restare da solo puoi farlo, è un tuo diritto vivere questa pena nel modo che ritieni più adatto a te. Purtroppo è possibile che le persone che ti circondano non capiscano subito questa tua esigenza.

A questo proposito, voglio farti leggere questa testimonianza, in cui Anna Marais parla della sua esperienza di persona introversa durante il lutto, perché penso che potresti riconoscerti in queste parole:

“Quando mio padre è morto, il mio mondo si è fermato. Mi sentivo paralizzata, quasi incapace di elaborare quello che era successo. È stato improvviso e inaspettato, ero intorpidita dallo shock. Il mio mondo è crollato su di me.

Tutto era diverso. Mi sentivo diversa. La mia intera esistenza era incentrata sulla sopravvivenza emotiva. Mi sentivo come se mi fossi persa nel bosco. Ho iniziato a vivere giorno per giorno, passo dopo passo. Le cose che prima erano importanti sono diventate improvvisamente banali. Tutto era cambiato e, nel profondo, ho dovuto affrontare me stessa e vivere emozioni che non avevo mai provato prima.

Noi introversi elaboriamo le cose in modo diverso. Quando è morto mio padre, c’era molta gente in giro e una persona della mia famiglia in particolare veniva a trovarci ogni giorno. Queste persone avevano le migliori intenzioni, ma  non capivano che avevo bisogno di stare da sola. Avevo bisogno di spazio! È particolarmente difficile elaborare il lutto quando devi ascoltare tante chiacchiere su argomenti banali e quotidiani, che per te non hanno più senso.

Alla fine sono esplosa e ho chiesto apertamente spazio, ma la gente continuava a non capire. In effetti, la mia richiesta è stata accolta con incredulità. Sono stata etichettata come “egoista”, “egocentrica” e persino “immatura”. Guardando indietro, forse avrei potuto comunicare i miei sentimenti in modo diverso. Forse allora la gente avrebbe capito cosa stavo passando.”

Se ti sei riconosciuto in queste parole, probabilmente hai pensato che non vorresti arrivare anche tu al punto di esplodere e che non vuoi ferire chi si preoccupa per te. Per questo ti consiglio di cercare di comunicare con calma il tuo bisogno di solitudine alle persone che ti sono vicine, sin dall’inizio.

Non cercare di resistere, per quieto vivere, fino al punto di scoppiare dall’esasperazione, perché di solito questo peggiora le cose. Meglio tracciare dei confini e spiegare dall’inizio che sei grato dell’interessamento, ma preferisci avere tempo per elaborare quello che è successo con i tuoi ritmi e senza interferenze.

Ricorda che queste persone non stanno cercando di invadere la tua vita, ma semplicemente di starti vicino e dimostrarti il loro affetto. Tutto quello che fanno è per aiutarti quindi in un primo momento potranno essere stupite dalla tua richiesta di solitudine, ma poi apprezzeranno il fatto di sapere come preferisci essere aiutato.

Allo stesso tempo, però, se senti il bisogno di parlare con qualcuno o la tua solitudine inizia a pesarti, non sentirti in difetto e non esitare a condividere quello che stai provando.

Il fatto di essertela cavato da solo in tutte le difficoltà della tua vita non esclude la possibilità che tu possa chiedere aiuto in questa specifica situazione. Non ti rende debole né significa che sei “cambiato”, si tratta semplicemente di un modo per dare al tuo cuore ciò di cui ha bisogno in questo momento.

Quest’altra testimonianza è stata scritta da Michelle Heaton, direttrice delle comunicazioni nella marina americana. È un esempio di come anche le persone introverse possono a volte aver voglia di parlare e mettersi in gioco proprio nei momenti più dolorosi.

“Le persone che mi conoscono bene, sanno che sono molto riservata. Non condivido apertamente i miei sentimenti a meno che non mi fidi ciecamente. Non sono presente sui social media e non mi interessa essere fotografata.

Poi mio figlio è morto. I dirigenti del mio posto di lavoro hanno inviato un messaggio di posta elettronica a tutti i 2.000 dipendenti. Il nostro giornale locale ha pubblicato un necrologio e i compagni del liceo di mio figlio hanno organizzato una commemorazione nella palestra del campus. È arrivata un’ondata di persone e molti hanno condiviso ricordi e aneddoti sulla sua vita.

Dopo la cerimonia si è creata una fila di gente, familiari, amici, colleghi e conoscenti che mi abbracciavano e mi auguravano ogni bene. Non c’era modo di tenere per me l’evento più intimo della mia vita. La morte di Sean mi ha costretto a uscire dalla mia zona di comfort. Tutti sapevano che mio figlio era morto. La cosa peggiore che potesse succedere, è successa a me.

Dovevo fare delle scelte. Potevo lasciare che le circostanze mi rendessero migliore o amareggiata. Potevo usare il mio dolore per aiutare altre persone o sguazzarci dentro.

Un viaggio di otto anni attraverso il lutto e la scoperta di una fede più profonda in Dio, mi hanno reso determinata a usare la mia esperienza per aiutare. Nell’agosto 2021 ho lanciato un podcast in cui parlo delle lezioni che si possono imparare dal lutto. Alla fine ho creato una pagina Facebook e Instagram, un sito web e un blog. Giusto perché sono un’introversa.”

Non so se, nel tuo caso, sentirai il bisogno di stare solo o quello di condividere. O magari entrambi, in momenti diversi. Quello che posso dirti, dalla mia esperienza accanto a tante persone che hanno perso un loro caro, è di volerti bene e ascoltarti molto.

Se ti va, puoi trovare un compagno nella tua solitudine nel mio libro, “Quel che resta è l’amore”. L’ho scritto proprio con l’intento di aiutare tutti coloro che stanno soffrendo per la perdita di una persona cara a vivere la loro pena in modo un po’ più dolce. Se ti fa piacere, puoi leggere la presentazione cliccando qui.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.