Il dolore delle persone a cui vogliamo bene ci colpisce quasi come se fosse il nostro e può essere difficile parlare con qualcuno che sta soffrendo per la morte di una persona amata. Ci si sente spesso impotenti e si teme di urtare i suoi sentimenti con frasi sbagliate e comportamenti poco appropriati.

La vicinanza di amici e familiari è tuttavia molto importante e può portare sollievo nella vita di chi ha visto il proprio mondo capovolgersi all’improvviso. Inoltre la comprensione e la vicinanza possono essere d’aiuto anche a chi ha una grave malattia e si sta preparando ad andarsene o a chi sta vivendo il lutto anticipatorio perché sa che tra poco dovrà salutare un proprio caro.

Ecco perché, per quanto sia difficile trovare le parole giuste, vale sempre la pena tendere una mano a chi soffre. Se vuoi stare accanto a qualcuno a cui vuoi bene, che sta attraversando il lutto, voglio condividere con te alcuni consigli nati dalla mia esperienza e dai miei studi.

In tutti questi anni trascorsi lavorando nella mia agenzia di onoranze funebri ho imparato che ciò che conta non è tanto la capacità di dire le frasi giuste, ma quella di ascoltare. Ogni persona vive il lutto in modo diverso, quindi è importante cercare di sintonizzarsi con il suo stato d’animo.

Il primo passo può essere metterti in contatto con lui o lei attraverso un messaggio, una mail o una telefonata. Semplicemente per dire quanto sei dispiaciuto per la sua perdita. Un gesto di apertura che vuol dire molto, anche se non dovessi ricevere risposta. Il tuo amico o familiare sa che ci sei, anche se magari non risponde o non accetta immediatamente il tuo aiuto.

Non preoccuparti troppo di dire esattamente la cosa giusta perché in effetti non esistono le parole perfette. Se non riesci a trovare nulla da dire, ecco alcuni esempi di semplici frasi che possono aiutarti a esprimere la tua vicinanza:

  • non so cosa dire ma mi dispiace tanto per la tua perdita;
  • sono davvero dispiaciuto di sentire questa notizia;
  • era una persona molto speciale, mi mancherà tanto;
  • sei nei miei pensieri, vorrei essere lì per abbracciarti;
  • mi dispiace tanto, sono qui se hai bisogno di parlare.

Potrebbe essere passato del tempo dal giorno della morte e magari non sai come tirare fuori l’argomento. In queste situazioni la prima cosa che viene in mente per iniziare la conversazione è chiedere semplicemente: “Come stai?”, ma potrebbe essere difficile rispondere a una domanda come questa. Meglio allora dire: “Come stai oggi?” o “Com’è andata questa settimana?”.

Sii disponibile a parlare del defunto, se il tuo caro ne ha voglia. Ci saranno magari degli aneddoti da condividere, delle foto da guardare insieme o dei ricordi da raccontare. Possono essere un buono spunto per iniziare una conversazione e dimostrare che ci sei.

Durante il vostro dialogo ricorda che il tuo ruolo non è quello di risolvere i suoi problemi, ma semplicemente di ascoltare. È una buona idea mettere via il telefono e mantenere il contatto visivo per far sentire che ci tieni. Concentrati poi su quello che sta dicendo, senza affrettarti a rispondere. Cerca di resistere alla tentazione di condividere subito le tue esperienze o di dare consigli non richiesti. L’altra persona potrebbe essersi interrotta perché ha difficoltà ad esprimere quello che sta provando, quindi cerca di aspettare con pazienza senza forzare la conversazione.

Puoi stare semplicemente in silenzio, annuendo per far capire che stai ascoltando, provando a riassumere a parole tue quello che ha detto o usando domande aperte per far proseguire la conversazione senza spostare l’attenzione su di te.

Al momento giusto puoi ovviamente intervenire, ma ci sono alcune frasi che è preferibile non dire.

Per esempio il classico “So come ti senti” che nonostante le tue buone intenzioni può essere interpretato male. Una frase come questa può suggerire l’idea che tu non sia realmente disposto ad ascoltare. Inoltre ti spinge a portare l’attenzione su di te, per esprimere o ricordare il tuo dolore, ma ovviamente non è questo lo scopo della conversazione.

Presumere di sapere quello che l’altra persona stia provando o pensando è sempre sconsigliabile quindi è meglio evitare anche frasi come “In un certo senso deve essere un sollievo per te” detta a chi ha assistito il suo caro durante una malattia, oppure “Vorrebbe che tu fossi felice”, che sembra fatta per instillare sensi di colpa in chi in quel momento proprio non ha voglia di sorridere.

Anche tutte le frasi che in qualche modo preannunciano il futuro non sono esattamente appropriate. Per esempio “Un giorno ti innamorerai di nuovo”, detta a chi ha appena perso il suo partner, o “Il tempo guarisce tutto”, che sminuisce la perdita come se fosse un dispiacere temporaneo.

Probabilmente leggendo queste righe ti saranno venute in mente occasioni in cui hai detto o pensato le stesse frasi. Questo è perfettamente normale, si tratta di un errore che facciamo tutti per il desiderio di essere d’aiuto a qualcuno che sta soffrendo. Con un po’ di sforzo però si può cambiare approccio e concentrarsi sull’ascolto e non sull’impulso di allontanare il dolore, che fa parte del lutto.

Tieni presente comunque che non tutti desiderano parlare. Potrebbe volerci tempo prima che il tuo caro si apra con te, perché magari è sopraffatto dalla rabbia o dalla paura, o semplicemente preferisce rifiutare l’idea di dover vivere senza il defunto. Serviranno pazienza, amore e rispetto.

Potrebbe aver voglia di piangere e può essere dura da sopportare perché non sai come alleviare quel dolore, ma ricorda che il solo fatto di esserci è già un aiuto.

Inoltre cerca, se puoi, di non crearti troppe aspettative e di sfuggire alla tentazione di definire nella tua mente una durata “giusta” del lutto e immaginare quale dovrebbe essere una reazione “normale”.

Te lo dico perché la nostra cultura ci ha portato a fissare dei parametri molto rigidi per giudicare coloro che soffrono, e siamo così immersi in questo modo di pensare che spesso non ci accorgiamo di esserne influenzati.

Per esempio tanti ritengono che se qualcuno non piange o non si mostra estremamente addolorato probabilmente è perché non teneva abbastanza al defunto. Ovviamente non è così, perché ciascuno di noi esprime il suo dolore in modo personale e non esistono un lutto giusto e uno sbagliato.

Lo stesso vale per il tempo. Si pensa che dopo un certo numero di giorni arrivi per tutti il momento di guarire dal dolore, come se ci fosse un timer per la sofferenza. Molte persone vengono incoraggiate a reagire, a rifarsi una vita e a riprendere i passatempi di prima, perché, secondo questa visione, il loro tempo per il lutto è scaduto.

Anche in questo caso avrai certo capito che è un modo di pensare limitato e limitante, che non tiene conto dell’unicità di ognuno di noi. C’è chi preferisce avvolgersi nel suo dolore come in un bozzolo per lungo tempo e chi invece sceglie di strapparselo via più velocemente possibile. C’è chi ama parlare, piangere e sfogarsi e chi si sente meglio se non lascia trapelare nulla.

Se ti accorgi che non riesci a interagire come vorresti, sii onesto e dillo apertamente. Lascia che sia l’altro a dirti o a farti capire come si sente e sii pronto ad accettare anche una risposta che non ti aspettavi.

Le azioni valgono spesso molto di più delle parole, puoi esprimere la tua vicinanza anche con un aiuto pratico. Per esempio puoi sollevare il tuo caro dal peso dei lavori domestici, preparare da mangiare, offrirti come babysitter o svolgere commissioni. A meno che non preferisca fare tutto in autonomia perché sente di aver bisogno di distrarsi dalla pena che sta attraversando.

Infine, se dovesse essere necessario un supporto professionale, aiutalo a capire che va bene chiedere una mano quando serve. Non c’è niente di male a rivolgersi a uno psicologo, a un terapista o a un counselor se si pensa di star soffrendo troppo e di non riuscire a farcela da soli.

Questi piccoli suggerimenti ti aiuteranno a comunicare meglio con la persona che vuoi aiutare, senza giudicarla o forzarla a dimostrare quello che sta provando. Il passo successivo può essere svolgere delle semplici attività insieme, se gli fa piacere.

Quando si condividono momenti di svago, di riflessione o semplici doveri quotidiani si può riuscire a connettersi a un livello profondo senza bisogno di parole. Non serve necessariamente organizzare di tutto punto delle giornate speciali. Basta fare due passi, mangiare qualcosa, magari guardare un programma alla tv o leggere insieme.

A questo proposito, vorrei consigliarti il libro che ho scritto per aiutare le persone che stanno soffrendo ad attraversare il lutto in modo più dolce. Si intitola “Quel che resta è l’amore” e racchiude tutta la mia esperienza e il frutto dei miei studi sulla psicologia del lutto.

È il mio piccolo contributo a questo settore e penso che potrebbe essere di conforto al tuo caro che ha subito una grande perdita e anche a te, che hai scelto di stargli vicino al massimo delle tue possibilità. Per leggere la presentazione vai su questa pagina.

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