Nel libro “La vita dopo un grande dolore” di Raymond Moody, si legge questa storia:

“Quasi sussurrando, la docente appoggiò la sua figura esile a un angolo della cattedra. La gonna di seta si drappeggiò sul bordo come una tovaglia si lusso. «Di solito non comincio la prima lezione in questo modo.», disse, facendo una pausa per guardarsi attorno nell’aula. Chinandosi in avanti, proseguì: «Ma poiché tutti voi state affrontando un lutto, be’, questo è importante che lo capiate. Nel momento in cui udite notizie catastrofiche, il vostro cervello libera potenti sostanze chimiche. Queste circolano in ogni cellula del vostro corpo, e nel giro di qualche minuto ne siete stati colpiti fino a livello molecolare. Ci vogliono circa sei settimane perché l’organismo elimini queste tossine. Se però in quel periodo di sei settimane avete un’altra crisi, il cervello emette un’altra dose.»”

Questa è la prima fase. Un approfondimento su cosa avviene realmente durante i moti della chimica del dolore si trova nel mio libro (per acquistarlo clicca QUI), ma qui lascia che ti porti avanti nel ragionamento per spiegarti come difenderti da “soluzioni” che si trovano online e che potrebbero farti più male che bene.

Probabilmente, se stai leggendo questo mio articolo del blog, una persona a te vicina si trova in ospedale e non sai quanto tempo avrete ancora da passare insieme; oppure se n’è appena andata e stai cercando aiuto.

Su internet, una forma comune di “aiuto” che si trova cercando informazioni sul lutto sono immagini o storielle motivazionali create apposta per darti forza.

Hai presente quelle immagini trasformazionali (il bruco che diventa farfalla), o quelle storie di persone che sono rinate a nuova vita (sposandosi di nuovo ad esempio)? Come se esistesse davvero una trasformazione in qualcos’altro di meglio dopo un lutto.

Queste storie, video o immagini possono farti più male che bene. Servono a distrarti da quello che provi, a farti immaginare un futuro inesistente ed impegnare la tua mente nel costruirsi superficiali immagini di felicità, che non hanno una presa reale sulle tue emozioni profonde.

Se, pur di mitigare la tua tristezza, ti getti troppo presto nella lettura di storie che mandano messaggi del tipo: “Sei come un meccanismo arrugginito, ma con un po’ di olio puoi ricominciare a funzionare”, oppure: “Il lutto è una grande occasione di rinascita”, potrai sentirti temporaneamente risollevato da queste belle immagini di speranza ma poi, non appena la realtà ti cadrà nuovamente addosso, avrai una crisi più profonda di quella precedente. Il cervello emetterà un’altra dose di tossine e stress.

Questo accade perché c’è un momento per ogni cosa, e tu, in questa fase, non dovresti far altro che ascoltare il tuo cuore. Cosa senti, senti forse che questa sia un’importante occasione di rinascita, o senti che non te ne frega nulla di rinascere e che daresti tutto quello che hai per poter continuare a vivere con quella persona al tuo fianco?

Per questo motivo io sono da sempre contrario al dare false speranze alle persone che soffrono, e mai mi sentirai pronunciare frasi come: “la vita va avanti”, oppure: “vedrai che tutto passa”. So bene quanto possa essere avvilente venir colpiti da frasi del genere, proprio nel momento in cui vivere una giornata felice sembra un miraggio lontano, e anche un po’ terrificante da considerare.

Nei momenti più difficili, è assolutamente normale pensare che speranza e forza ti abbiano abbandonato per sempre, e tutto quel cercare di farti stare meglio in modo artificiale con storie e metafore motivazionali certamente non aiuta. Per questo motivo il mio libro “Quel che resta è l’amore” (puoi acquistarlo cliccando QUI) non dà false speranze. Parlo lungamente delle difficoltà che si incontrano, e di come limitarne grandemente gli effetti negativi, senza cercare di illudere il lettore. Per una persona in lutto, ascoltare messaggi ottimistici e semplificati sulla trasformazione che avviene dopo una perdita lascia con l’amaro in bocca.

Molti di noi sono così sensibili e vulnerabili nel lutto, che incontrare certi pensieri positivi nel momento sbagliato può portare a chiudersi completamente all’idea che, un giorno, si possa tornare ad essere felici. Non puoi certo credere che sia realistico dimenticare tutto questo dolore solo perché l’hai letto da qualche parte, vero? Infatti non si può, e le ragioni sono molteplici (e utili alla tua vera guarigione):

  1. Dire ad una persona in lutto, o che ne sta per affrontare uno, che “questa esperienza la farà crescere” implica che, dopo la morte di una persona cara, come per magia ci trasformiamo in persone migliori di quelle che eravamo. Le cose non stanno affatto così. Possiamo diventare più maturi, più consapevoli, ma non necessariamente migliori o accresciuti personalmente o spiritualmente. L’immagine è fuorviante.

  2. L’idea di trasformazione dopo un lutto implica il fatto che ci sia un momento preciso in cui tutto cambia e che uno debba lottare per raggiungerlo. Questo può portarti a sentirti in difetto, quando non riesci a raggiungere questo fatidico “giorno del cambiamento” (perché non esiste, il processo è graduale, pieno di alti e bassi, e soprattutto così personale da non poter essere schematizzato).
  • La semplificazione del lutto è esattamente ciò che porta le persone intorno a te a dirti quelle frasette odiose tipo: “vedrai che passerà”, “ciò che non ti uccide ti fortifica”, eccetera. Quelle frasi che ti fanno venire voglia di urlare a quella persona di stare zitta. Ciò non significa che siano false in senso assoluto, forse un giorno lo saranno, ma semplicemente ora non aiutano.
  • Se non raggiungi l’arcobaleno in fondo al lutto in un tempo prestabilito (e quando dovrebbe durare un lutto? Qualcuno dice sei mesi, altri tre anni. In realtà non esiste un tempo fisso e non vanno date indicazioni in tal senso) ti senti in colpa e pensi di aver sbagliato qualcosa. E questo ovviamente ritarda il naturale processo di guarigione.
  • Le storie motivazionali danno a credere che arriverà il momento in cui non esisterà più il dolore e il lutto sarà, come per magia, svanito. Non è così. Non si supera mai un lutto, ma si cresce con esso. Per questo motivo il mio libro si chiama “Quel che resta è l’amore”, perché qualcosa rimane sempre, nulla svanisce del tutto. Non solo il ricordo della persona amata, ma anche le nostre emozioni, sia quelle belle che quelle brutte. Elaborare il lutto spesso significa spesso reimparare a provarle entrambe.

Queste sono solo alcune delle ragioni per cui nel mio blog e nel mio libro non troverai storie motivazionali o immagini di arcobaleni, ma soprattutto racconti che qualcuno potrebbe definire “cupi”. È vero, perché sono reali. E non c’è niente di illuminato in un lutto. Non si supera questo momento cercando di rallegrarsi, ma affrontando il proprio dolore, superando la nostra paura di soffrire.

Il modo migliore per affrontare il proprio dolore consiste nel prenderne atto fin dal momento del funerale.

Le persone in lutto, spesso sono soggette ad altre crisi legate al momento del funerale. Ciò va assolutamente evitato. In uno studio sul dolore di Scott e White condotto fra il 1994 e il 1997 si evince che il 43% dei familiari è andato incontro a conflitti legati al momento della sepoltura.

Se lo stress viene nuovamente innescato in un momento così delicato, la fase di allarme dell’organismo viene prolungata e può comportare seri problemi.

Sempre nello stesso studio emerge infatti un dato che ti riguarda molto da vicino: più del 90% delle persone in lutto riferisce di aver consultato un medico per disturbi quali allergie, attachi di asma, mal di schiena, cardiopatie, ipertensione, emicrania e disturbi della pelle. Il personale sanitario ha rilevato che oltre il 75% di queste visite è attribuibile a malattie legate allo stress.

La cosa peggiore è che questi sintomi fisici, per molte persone vengono considerati “normali”. Il dolore è tanto forte da provocare uno sconvolgimento delle abitudini lavorative, alimentari e i cicli di sonno e veglia.

«Accidenti, è normale che io non dorma e stia perdendo peso, ma non me la sto cavando così male per qualcuno che ha appena perso un figlio.» è una frase che potrebbe passare in famiglia. E invece non è normale affatto. Le persone in lutto possono non rendersi conto dell’impegno che stanno richiedendo al proprio corpo finché i danni non sono gravi.

Capisci perché dico che bisogna dare grande importanza al momento del funerale? Non solo per la solennità del momento stesso, ma anche e soprattutto per proteggere te (e gli altri familiari) dalle conseguenze di scelte sbagliate fatte in questa fase.

Devi proteggerti da ogni possibile forma di stress aggiuntivo, mentre inizi il tuo percorso di elaborazione del lutto. Le cose principali che dovresti evitare sono:

  • Un funerale raffazzonato, gestito da chi ti promette un grande risparmio in cambio di un’incuria inaccettabile nello svolgimento della cerimonia (ad esempio capita spesso che la salma sia disposta male, e quell’immagine non te la togli più dalla testa)

  • Una serie di comportamenti volti a distrarti per non entrare in contatto con la tua sofferenza. In un altro articolo parlerò del lutto posticipato e lascia che ti dica questa cosa: tu puoi illuderti di essere in grado di non soffrire, ma il tuo cuore non dimentica nulla, e accumula le emozioni negative inespresse, anche per anni.

  • L’isolamento: la sofferenza di un lutto porta ad importanti cambiamenti a livello sociale. Alcune persone si avvicinano, molte si allontanano da chi sta male. Tu potresti essere portato a considerarti un peso e a non voler ricercare la compagnia di nessuno, neanche di chi si è offerto di starti vicino. Questo è un errore. Accetta l’aiuto che ti viene offerto, un gruppo di supporto è la cosa più importante di cui hai bisogno adesso.

Questa lista non è ovviamente esaustiva (non può esserlo in un articolo online da leggere in dieci minuti), ma io ho cercato di racchiudere tutta l’esperienza dei miei vent’anni di attività, e degli oltre cento anni di attività della mia famiglia nell’aiutare le persone in lutto in un libro, appena uscito, che si chiama “Quel che resta è l’amore”.

Libro "Quel che resta è l'amore"

Al suo interno troverai delineato per un percorso, una bussola per orientarti nei mesi che verranno. Per comprendere meglio le emozioni che provi e mitigare la tristezza. Oggi sappiamo che lo stress si può gestire, e che ci sono vari modi di affrontare un lutto, alcuni dei quali meno gravosi per i superstiti. È di questo che ti vorrei parlare, in maniera più approfondita, così che ti possa essere d’aiuto.

Se decidi di darmi fiducia, qui trovi la pagina di presentazione del libro. Puoi leggerla oggi stesso, spero che tu lo faccia:

www.restalamore.com

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